Faccia a Faccia: Luca Ghiotto, un anno dopo
«Dare sempre il meglio fino alla fine, questo sono io»
Ad un anno dalla nostra prima intervista eccoti ancora qua Luca: allora eri appena arrivato in GP3, oggi invece sei in testa al mondiale dopo 5 gare. Quali sono stati i fattori determinanti che ti hanno fatto avere un passo migliore degli altri fino ad ora?
«Credo che ci siano stati multipli fattori: abbiamo lavorato bene durante la pausa invernale e durante i test pre-stagionali, ma ancora prima io credo che Trident abbia compiuto un gran lavoro di riorganizzazione del Team arrivando ad un livello qualitativo, in quanto a personale, molto alto. C’è molto affiatamento tra me ed il Team, non è solo una questione tecnica e di set up della monoposto ma di qualità delle risorse messe a mia disposizione. Ciò ha avuto su di me un feedback positivo sin da febbraio evidentemente, perché allora non mi aspettavo di essere già lì davanti. Avevo coscienza di poter arrivare tra i primi 5 in questa stagione, ma conquistare ben quattro pole position è stata una bella sorpresa, così come le tre gare vinte. Sono molto contento e credo che il momento in cui ci siamo accorti del nostro potenziale sia stato a Barcellona durante gli ultimi test. Da lì abbiamo compiuto un ulteriore step evolutivo che ci ha permesso di essere così ‘in forma’».
È ormai un anno che corri con Trident: un italiano in un team italiano. La cosa aiuta a trovare il giusto feeling?
«il fatto di condividere la nazionalità con il proprio Team è, per un pilota, sempre la miglior cosa. Penso che faccia parte del modo d’essere di noi italiani, è come uno stimolo a fare di più, un orgoglio personale e un po’ rappresenta quello stare in famiglia che non vuol dire solo lavoro e basta, ma anche condivisione di esperienze ed emozioni atte a migliorare».
Quest’anno sei il re del giro veloce e lo hai dimostrato in più circuiti. Merito tuo, del Team o di entrambi?
«Come dicevo prima è dovuto un po’ a tutto, mi spiego. Non basta avere una vettura che vada forte ma che permetta anche di fare delle correzioni, di impostare una curva in un determinato modo ed io non posso fare ciò se la mia monoposto non mi dà la possibilità di farlo. Abbiamo preparato una macchina che sul giro singolo mi permette di fare ciò che fuori dall’abitacolo ho immaginato nella mia mente o preparato insieme agli ingegneri grazie alla telemetria. Sono arrivato al top in quanto maturità sul giro singolo, riesco a trovare sempre i punti di staccata ideali e ciò è grazie al lavoro svolto con il Team».
Pensi di poter essere il futuro dell’Italia per questo ambiente?
«Lo spero! Quest’anno penso di essere tra gli italiani che hanno ottenuto i migliori risultati nel Motorsport senza entrare nel merito, in quanto non conosco le problematiche che hanno afflitto i miei connazionali. Di certo una stagione così mi sta aiutando a puntare in alto e voglio dare il meglio fino all’ultima gara: il mio futuro dipenderà molto da come andrà questo campionato, quindi concentrazione al massimo».
Ci si aspetta un weekend bagnato qui a Monza. Qual è il tuo approccio con la pioggia quando sei al volante?
«Dopo la pole position dell’anno scorso sulla pioggia sono abbastanza tranquillo, anzi sarei quasi felice di poter fare una gara sul bagnato se ne avessi l’occasione, ma le prossime gare non credo me ne daranno la possibilità . Sarebbe come un esame definitivo per mostrare di essere forte non soltanto quando l’asfalto è asciutto».
Trovi il format della GP3 completo o pensi che possa ancora essere migliorato?
«Trovo che il weekend di gara in sé sia buono, così come il fatto che i test a disposizione siano uguali per tutti se si fa una stagione completa. L’unica cosa su cui avrei un po’ da ridire sono gli orari: corriamo sempre o presto la mattina o tardi la sera e ciò lascia spazi di mezze giornate dove non si fa nulla dal punto di vista della guida, mentre per i team gli orari sono un po’ tirati in quanto finiscono anche in nottata i lavori sulle monoposto. I tempi che abbiamo a disposizione per guidare invece credo siano giusti. In gara invece sono contrario alle partenze invertite per quanto riguarda la top 8 tra gara 1 e gara 2: chi vince la prima merita di essere davanti anche dopo. Altrimenti sarebbe più opportuno istituire due mini turni di qualifiche – 15 minuti circa ognuno – per decidere il poleman di ciascuna manche. La partenza al palo deve essere un merito e spero che in futuro tale regola venga riveduta».
L’anno prossimo ti vedremo in GP2 sempre con Team Trident?
«Qualche ‘battuta’ è ovviamente scappata con i ragazzi del Team riguardo il mio futuro, ma al momento non c’è niente di concreto. Più che altro dovrò trovare il budget adatto e per fare ciò è necessario vincere il campionato di GP3, dove Pirelli offre un sostanzioso premio. Come ho detto prima bisognerà vedere come terminerà la mia stagione. Se tutto andrà per il verso giusto il passo successivo sarà – al 90% – la GP2».
Si è parlato di un interessamento della Red Bull nei tuoi confronti. Sappiamo che loro puntano molto sui giovani, aiutandoli nella crescita in tutte le categorie. Cosa puoi dirci a riguardo?
«Ho avuto l’opportunità di andare a provare il loro simulatore a Milton Keynes, quello piccolo, non quello F1, ad ogni modo è stata un’ottima opportunità per me. Oltre a questo non è successo nient’altro purtroppo, quindi neanche io ho delle news a riguardo. Ad ogni modo se dovesse succedere qualcosa con Red Bull credo sia per il 2016 e non per la fine di quest’anno. Per ora quindi c’è stata solo questa sessione al simulatore che personalmente è andata bene, e anche se non ho avuto riscontri da loro sono allo stesso modo molto fiducioso».
Hai provato il simulatore della Red Bull in Austria: come ti è sembrato?
«Dunque quello che ho guidato io non è niente di speciale, diciamo che è comunque un bel simulatore, però è nella media di quelli che anche i vari team di Gp2 dispongono. Comunque sono stato molto felice di andare ed è stata una sessione molto completa dato che mi hanno fatto provare molte cose. Alla fine sono stato più contento di come sono andato nella sessione di quanto non sia rimasto stupito dal loro strumento; mi immagino infatti che possa essere molto meglio quello per la Formula 1 nel caso dovessi avere bisogno di provarlo. Ovviamente non si può partire subito dal massimo, il meglio bisogna meritarselo».
Hai da poco ricevuto un premio in occasione del trofeo Bandini, riservato ai giovani piloti talentuosi: come ti sei sentito quando ti hanno detto che saresti stato premiato?
«È stata una sorpresa. Conosco l’albo d’oro del trofeo e sapevo che lo scorso anno l’aveva vinto Ricciardo, quindi sono stato molto sorpreso quando mi hanno detto che l’avrei vinto io che ancora corro nelle categorie minori. Sono stato molto contento, anche perché mi dà l’idea che i risultati che sto facendo quest’anno cominciano a dare i loro frutti, qualcuno comincia ad accorgersi di me. Essere premiato insieme a Toto Wolff, poi, che sicuramente è uno dei più grandi personaggi della Formula 1 è stata una grande emozione».
Parliamo un po’ di attualità del mondo della Formula 1: il caso Vettel a Spa, tu da che parte stai?
«Credo che le forature e gli incidenti facciano parte del Motorsport. Quando ho visto che è successo a Vettel a due giri dalla fine mi è dispiaciuto, perché a quel punto della gara di certo non fa piacere dopo che un pilota si è guadagnato un podio. Se fosse stato un settimo o ottavo posto non saremmo neanche qui a parlarne poiché non contava molto. Onestamente credo che Spa sia una pista molto selettiva per le gomme, e credo che siano cose che possono succedere, un detrito o che, poi Eau-Rouge è una curva molto impegnativa per gli pneumatici. Io sono dal lato di chi dice che è stata una banale foratura».
Ci sono tante discussioni su come sono diventate le Gare di Formula Uno negli untimi anni: polemiche sulle gomme, sui motori, tu cosa ne pensi. Cosa ti piacerebbe vedere in futuro, anche dal punto di vista di un pilota che potrebbe prenderne parte?
«Io sono sempre dell’idea che uno spettatore che viene a vedere la Formula 1 dal vivo deve avere i brividi quando passa una macchina. Oggi in un gran premio si può tranquillamente parlare e non fanno neanche quel gran rumore. Io vado sempre a vedermi la partenza della Gp2 al muretto perché ormai solo loro fanno venire la pelle d’oca quando sono tutte lì pronte per partire».
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Matteo Bramati, Andrea Villa
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Si ringrazia Trident Motorsport per la gentile concessione della loro galleria fotografica
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